domenica 28 gennaio 2018

Il mio 2017 in libri



Tea and Books.  Un po' in ritardo rispetto al solito, visto che siamo a fine gennaio, ecco il mio consueto resoconto dei libri letti lo scorso anno.
Devo dire che ho superato me stessa: nel 2017 ho letto ben 75 libri! E' stato un anno un po' particolare, con poca voglia di uscire e vedere gente e questo sicuramente ha contribuito.
Ho iniziato alla grande col bellissimo Mystic River di Dennis Lehane e nel corso dell'anno ho avuto parecchie soddisfazioni: ho conosciuto nuovi autori, ho avuto, se mai ce ne fosse bisogno, la conferma di altri (ormai posso andare "a scatola chiusa" con Catherine Dunne, la Rowling versione Galbraith, Camilleri, buona parte di Stephen King e Jeffery Deaver), ho partecipato a catene di lettura e ho provato generi diversi dal solito.
E qui partiamo con le note negative. Se ancora ce ne fosse bisogno, ho avuto la conferma che (a parte poche eccezioni) il fantasy non fa per me: mi sono letta Le cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin, tutte le 1000 e passa pagine, ma proprio non sono riuscita ad appassionarmi. Non posso dire che sia brutto, semplicemente non fa per me. De gustibus....
Poi ci sono le vere e proprie bocciature. Verso Mauritius (O' Brian), noiosissimo; Una piccola bugia (Tucker), banale e prevedibile fin dalla prima pagina; Lo stupore di una notte di luce (Sanchez), inutile: quando un autore vuol tirare troppo per le lunghe una storia ma non ha nulla da dire, dovrebbe fermarsi; e infine (forse il peggiore di tutti) Il cavaliere d'inverno (Simmons), un harmony travestito da romanzo, una storia che avrei troncato a pagina 54 con Tatiana che molla una serla ad Alexander, racconta tutto alla sorella e se ne va: purtroppo l'autrice ha una visione diversa della vita e non solo ha continuato per altre 600 pagine ma addirittura con altri due libri, che non ho la benchè minima intenzione di leggere.
Ci sono stati un po' di libri furbetti e "piacioni": non posso darne un giudizio negativo, sono letture gradevoli, ma in tutti in un modo o nell'altro ho trovato una sorta di lontananza dalla vita reale, una specie di ottimismo forzato, un voler mettere tutto a posto. Magari sono solo pessimista e cinica io, ma del resto questo post è del tutto soggettivo. Si tratta di 100 giorni di felicità (Brizzi), Notti in bianco, baci a colazione (bussola), Magari domani resto (Marone), La morbidezza degli spigoli (Stuart).
Altri due libri piuttosto pubblicizzati sono risultati deludenti e troppo sopravvalutati. La gemella silenziosa (Tremayne) ha una buona idea di partenza ma poi si perde e diventa confuso e inverosimile, mentre Ciò che inferno non è  (D'Avenia) è una bellissima storia, ma la scrittura è un inno all'autocompiacimento, cosa che mi ha parecchio infastidita.
Casualmente a pochi mesi di distanza, ho letto due libri con una similitudine di fondo: A sangue freddo (Capote) e Uno di noi (Seierstad). Entrambi parlano di un fatto di cronaca e lo analizzano giornalistaicamente, pur sotto forma di romanzo.
C'è stato un gruppo di libri che definirei particolari, ognuno a proprio modo. Capitani della spiaggia, perchè ero abituata ad un Amado allegro, solare, vivace, mentre questo ha come protagonisti i bambini di stada di Bahia, con le loro vite tragiche e nello stesso tempo quasi poetiche; I fiori blue (Queneau), un continuo salto tra presente e passato o tra sogno e realtà; Igiene dell'assassino (Nothomb), una sorta di lunga intervista nello stile visionario tipico di questa scrittrice; La crociata dei bambini (Floris), un linguaggio concitato, privo di punteggiatura, difficile da iniziare ma che poi trascina in una bellissima storia che suscita molti interrogativi; e Quando tutto sarà finito (Magee) perchè mostra il nazismo e la guerra dal punto di vista di un soldato tedesco e di una ragazza di una famiglia filonazista.
Ho lasciato per ultime le migliori letture dell'anno. 
Venivamo tutte per mare (Otsuko), la storia corale di donne giapponesi sposate per procura a connazionali emigrati negli USA; Room (Donoghue), che per me è una sorta di La vita è bella di Benigni versione letteraria: una mamma che salva dall'orrore il figlio creando per lui un mondo magico; Io non mi chiamo Miriam (Axelsson), ancora una storia sull'olocausto ma da un punto di vista diverso, di chi si finge ebrea perchè c'è di peggio; Un giorno perfetto (Mazzucco), sull'orrore che è presente in tutti noi e La confessione di Memory (Gappah), una bellissima storia di un'africana albina che è anche un inno alla libertà dell'anima.
In conclusione posso ritenermi soddisfatta delle mie letture: mi sono rimaste sensazioni, emozioni (spesso dimentico la trama di un libro, ma mai quello che mi ha suscitato, in bene e in male) e voglia di continuare a scoprire nuove storie. E a giudicare dalla pila in continua crscita di libri non letti che ho accumulato, anche il 2018 si preannuncia bello ricco.
Buone letture!

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